Angiola Iapoce
IL SOGNO:
UNA FERITA PER IL LOGOS
Jung e la metodologia del
paradosso
Angiola Iapoce,
dopo la laurea i filosofia, si specializza in ricerche filosofiche con una tesi sul
pensiero di Matte Blanco. Allieva di Mario Trevi, in ambito junghiano si occupa in
particolare dei rapporti tra filosofia e psicologia analitica e delle problematiche
relative alla metodologia psicologica. Il suo articolo "Jung e il complesso a
tonalità affettiva: cenni storici", è apparso nella rivista Psichiatria e
psicoterapia analitica (1994). Per Laterza ha pubblicato il saggio "Il
sogno" nel volume Fondamenti di psicologia analitica (1995), a cura di L. Aversa.
Lavora privatamente come psicoterapeuta. |
Sul filo di un ragionamento che prendendo le mosse dai primi esperimenti
associativi sul "complesso" si snoda fino alle ipotesi ultime incentrate sulla
metodologia del paradosso, Angiola Japoce ripercorre in questo saggio levolversi
della produzione concettuale di Jung sulla psiche. E allinterno di questo percorso
lautrice mette a fuoco in particolare lapproccio di Jung con quello
"strappo" nella continuità della coscienza che è il fenomeno
"sogno".
"Strappo" di cui Jung si è ampiamente occupato, nella consapevolezza che il
senso dunitarietà delluomo può mantenersi solo se si tiene nella dovuta
considerazione ciò che ne rappresenta lalterità. Posizione paradossale, ma Jung è
pensatore di paradossi. E il sogno, come la follia, proprio per il loro essere
paradossali, lanciano una sfida radicale alla possibilità di comprensione per
luomo.
Allidea di un sogno che come "scheggia impazzita" sfuggirebbe alle
categorie della ragione Jung contrappone infatti, come ben sottolinea lautrice, la
visione di una ragione che alla luce della complessità dellesistenza sa allargare i
confini dei suoi territori e il raggio della sua azione.
Poiché la ragione si nutre di fatti e di esperienze, Jung ha ricercato, nel suo lavoro di
psicologo clinico, una teoria sufficientemente duttile da potersi applicare alle più
svariate forme del reale, ma anche, proprio per questo, sufficientemente forte da non
perdersi in esse. Emerge così un percorso teorico che di fatti si nutre e ai fatti
ritorna, una mappa che, pur non potendo sovrapporsi al territorio, ne rappresenta una
possibilità di orientamento.
In questo Jung è un pensatore moderno che anticipa, con le sue ricerche e i suoi
pensieri, tutte quelle problematiche che emergeranno di lì a poco e che avranno come
denominatore comune la crisi di una distinzione certa e irrefutabile tra soggetto e
oggetto. Ma altrettanto Jung non cede a una morale in cui "tutto va bene",
poiché mantiene un rigore concettuale che cerca di spingersi anche in quelle contrade
rischiose che solitamente sono abbandonate a se stesse: in fondo, la sua etica più
propria è quella della terapia, della cura degli altri. Forse solo così si può curare
se stessi.SDL/2, pp. 144, f.to 14x21,
Euro 13,40
ISBN 88-87131-00-7, I ed. maggio 1997 |