Silvana Nicolosi,
Fernando Valeiras
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da un'analisi
Silvana Nicolosi.
Psicoterapeuta e analista junghiana, è membro del Centro Italiano di
Psicologia Analitica (CIPA), dove ha ricoperto incarichi direttivi,
scientifici e didattici.
È docente nella Scuola di Specializzazione in Psicoterapia del CIPA e ha
funzioni di training.
È membro della IAAP (International Association for AnalyticalPsychology).
Esercita la libera professione a Milano.
Fernando Valeiras è un architetto che vive e lavora a Buenos Aires.
Ha studiato presso l’Università al Belgrano di Buenos Aires, lo IUAV,
Istituto Universitario di Venezia e il Politecnico di Milano.
Dal 1994 collabora con diversi studi di architettura in Argentina, Italia e
Cina.
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INDICE
- Presentazione (Mara Forghieri)
- Prefazione (Silvana Nicolosi)
-
Parte I - La Fuga - Morte
della madre e confusione del mondo - Le immagini
-
Parte II - L’Attaccamento
- Orfani - Le immagini
- Parte III - Solitudine - La bolla di
vetro - Le immagini
-
Parte IV - La Caduta - La
ricerca del centro - Le immagini
- PARTE V - La Rabbia - Il confronto con
l’ombra: la furia di Ares - Le immagini
- PARTE VI - Il Corpo - Il cuore segreto
(delle cose) - Le immagini
- PARTE VII - Trasformare - Il perdono e
il ritorno a casa - Le immagini
- PARTE VIII - Il Giardino - La casa
dentro - Le immagini
- PARTE IX - L’Albero - L’immagine
- PARTE X - Lettere - Le parole nuove
- Postfazione: Guardando in alto (Fernando
Valeiras)
- Ringraziamenti
- Bibliografia
Viaggi sul posto è il racconto per
immagini di un percorso di analisi durato quattro anni, un viaggio interiore
tra geografie dell’anima attraverso paesaggi diversi, un viaggio ben più
avventuroso e impegnativo di quello da un continente all’altro.
Nei disegni in cui si snoda questa storia, prende forma un’assenza che si fa
presenza e che spinge alla ricerca di ciò che manca. Allo stesso tempo,
sentiamo scorrere sotterranea una domanda: un’interezza frantumata si può
ritrovare?
L’arte giapponese di riparare porcellane e ceramiche -kintsugi- che
significa “riparare con l’oro”, dice di sì: si può restituire l’interezza
perduta a una nuova e insieme antica, originaria forma, resa poi ancora più
preziosa nella sua unicità dall’oro e dall’argento usati come collanti.
Evidenziandone le linee di rottura, viene rimarcata, di fatto esaltata, la
bellezza delicata e struggente dell’oggetto riparato. Tutti i suoi rami,
come venature della vita, vengono così ricomposti in un’armonia di luce. Dal
danno e dalla rottura, attraverso l’arte può nascere una nuova possibilità.
Il nuovo intero esprime ciò che è stato e, contemporaneamente, ciò che può
nuovamente essere nella preziosa e irripetibile unicità di una forma, che è
stata trasformata, non eliminata né distrutta, dalla rottura. Ricomporre,
ricreare, riattualizzare un’interezza perduta, è un’operazione che dà vita:
non si butta via niente ma si crea qualcosa di nuovo che assume un valore
diverso e ancora più grande, la cui ineffabile grazia e nuova, mirabile
bellezza è frutto di un paziente lavoro.
L’arte antica del kintsugi offre una suggestiva metafora del processo
analitico: non solo si ripara ma proprio riparando e ricongiungendo si
permette di esprimere la nascosta e sottile bellezza, altrimenti
inesprimibile, di una persona e della sua storia. Questa operazione suggella
un’estetica dell’unità dopo la frantumazione, sottolineando la preziosità di
quell’ unica, irripetibile forma nella sua attuale ri-composizione.
Edizione speciale, pp. 144, f.to 20x20, ill. bn. e col. Euro
18,00,
ISBN 978-88-95601-50-2, I ed. febbraio 2020 |