Marco
Garzonio
IL VESCOVO,
LA
POLIS,
I
TEMPI
Marco Garzonio, il
“maggior esperto martiniano” come ha scritto il cardinal Ravasi, ha seguito
l’episcopato di Martini sin dagli inizi per il Corriere della Sera,
di cui è tuttora editorialista. Ha pubblicato numerosi volumi tradotti anche
all’estero; tra questi: Le donne, Gesù, il cambiamento. Il contributo
della psicoanalisi alla lettura dei Vangeli (2005); La vita come
amicizia (2007); Il codice di Tarso (2009); Il profeta. Vita
di Carlo Maria Martini (2012). Psicologo analista e psicoterapeuta,
lavora privatamente a Milano ed è docente di Psicologia del sogno presso la
Scuola di Psicoterapia del Centro Italiano di Psicologia Analitica (CIPA),
presso cui svolge anche la funzione di training. |
INDICE
- Prefazione (Ferruccio de Bortoli)
- Perché un cardinale a teatro (Marco
Garzonio)
- IL VESCOVO LA POLIS, I TEMPI.
Dialogo tra il cardinal Martini e la sua Anima
- Il cardinale e gli altri. Note di regia
alla prima rappresentazione, Festival dei due Mondi, Spoleto, 5 luglio
2013 (Felice Cappa)
Martini è noto come uomo del dialogo.
Coltivava l’abitudine di darsi pause, fare silenzio, fermarsi, interrogarsi,
porre domande al cuore e non solo alla ragione, mettersi in discussione.
Verificava quanto il dono che a lui veniva dalla fede suscitasse turbamento,
inquietudine, stimolo, provocazione, bisogno di ricerca inesausta. Garzonio
racconta chi era l’arcivescovo che ha retto la diocesi di Milano, la più
grande del mondo, com’era fatto, cosa sentiva, e ripercorre le tappe di una
progressiva presa di coscienza, di un processo di crescita, d’un divenire ad
ogni passaggio uomo nuovo che può sperare di cambiare la realtà attorno a sé
in quanto prima cambia se stesso, di dentro, in un continuo confronto con la
sua Anima.
La forma drammaturgica de Il vescovo, la polis, i tempi, messo in
scena al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel luglio 2013, su iniziativa
della Fondazione Corriere della Sera, e di lì in cartellone al
Piccolo Teatro di Milano e poi in tournée in altre piazze, vuole intrecciare
due filoni, quello oggettivo, che è la narrazione della “storia di Milano”
(del Paese e dell’Europa, vista la dimensione internazionale assunta dal
magistero di Martini) degli ultimi vent’anni del secolo scorso e il
passaggio all’attuale millennio; e il filone soggettivo di una persona
consapevole di quel che sente cambiare in sé di fronte al compito
affidatogli e che avverte come si stia trasformando la realtà circostante
man mano che vi si cala rinnovato.
Ricordare Martini ad un anno dalla morte avvenuta il 31 agosto del 2012,
riflettere e discutere su quel che ha rappresentato per credenti e non
credenti, acquisire coscienza attraverso le sue parole rivissute in un testo
teatrale, è rimeditare su tanti passaggi della nostra storia da lui
attraversati da protagonista, con i quali però abbiamo evitato di fare i
conti sino in fondo (terrorismo, corruzione, deindustrializzazione,
rappresentanza politica e sindacale, riforme istituzionali). In un’epoca di
rapidi mutamenti socioculturali, economici, del costume, della morale
sessuale, dell’etica pubblica, ritrovarsi come coro d’un’antica
rappresentazione attorno ad un uomo che ascoltava e non giudicava è
un’opportunità per ripensarsi e rigenerarsi a livello singolo e collettivo,
per tornare a credere che cambiare si può, per convincerci che solo da noi
dipende pensare in grande, avere dei sogni, affidarsi alla creatività,
percorrendo ciascuno la strada che sente più sua, ma secondo un ethos
popolare e una meta condivisa: l’uomo, la realizzazione di sé, la
corresponsabilità nella formazione di una comunità consapevole.
Edizione speciale, pp.
80, f.to 14x21, Euro 14,00,
ISBN 978-88-95601-24-3, I ed. settembre 2013 |