Mia Wuehl
GUIDA ALLA
LETTURA
DI
WOLFGANG
GIEGERICH
Maria Irmgard Wuehl, psicologa analista, è membro del CIPA (Centro
Italiano di Psicologia Analitica) e della IAAP (International Association
for Analytical Psychology).
Esercita l’attività privata a Milano e a Laveno sul lago Maggiore, dove
vive.
Svolge da anni la funzione di docente presso l’Istituto di Milano del CIPA;
è abilitata alle seconde analisi e supervisioni.
Ha pubblicato saggi e ricerche in ambito psicoanalitico a livello nazionale
e internazionale.
Per La biblioteca di Vivarium ha pubblicato Trappole seduttive (1996);
Jung,
fogli d’album (1998); Mutus Liber (2000); Atalanta Fugiens (2002);
Nella
stanza dell’analista junghiano (2002); L'ascolto in analisi
(2009). |
INDICE
- Premessa
Il concetto di nevrosi secondo Jung
- Modello causale versus modello
finalistico
- Il sintomo dello svenimento
- L’arrangement, la macchinazione
psichica
- Dimenticanza
- Scopo della nevrosi e smascheramento
- La nevrosi: un passaggio iniziatico
- La nevrosi impigliata o trascinata
La fine del senso e la
nascita dell'uomo
Un intermezzo
La vita logica dell'anima
- Chi è ammesso a fare psicologia?
- Hysteron proteron: un paradosso
- La nozione
- Come dobbiamo accostarci oggi all’opera
di Jung?
- La doppia negazione
- La totalità
- Il medium non è il messaggio
- Digressione: la pre-esistenza
dell’anima
- Interpretazione allegorica o
tautologica del mito?
- Gli dèi sono diventati malattie?
- Il mito oggi
- L’alchimia e le sue interpretazioni
- Una seconda digressione: la differenza
psicologica
- Atteone e Artemide: il mito della
nozione
Conclusione. L'utilità possibile dell'idea di vita logica dell'anima
per la psicologia clinica
In definitiva...
Glossario
"(...) Come sostiene Giegerich, 'il vero
Jung si dimostra una vera e propria incognita, non può essere definito. Ciò
che costituisce il vero Jung è sconosciuto. La nostra identità di junghiani
non si fonda su determinati contenuti o concetti dottrinari, ma piuttosto su
una spaccatura, un’immersione, una breccia su quell’infinitamente
sconosciuto, che è un’incognita anche quando è stato sperimentato e ha
assunto una forma concreta'.
Per me essere junghiani non significa quindi stare aggrappati positivamente
a concetti dell’Opera di Jung, concetti formulati mai in modo definito e
definitivo, bensì muoversi nell’ambito di una ricerca non ingabbiata nello
schematismo di un metodo preciso, ma diretta a quell’infinità interiore
verso la quale ci ha sempre indirizzati. L’uno, il soggetto, nell’ottica
junghiana di vedere il mondo, si è trasmutato in due: la nostra identità di
junghiani, ed è ciò che ho sempre in qualche modo intuito e amato in Jung,
in altri termini, è la capacità di sperimentare non solo noi stessi, i
nostri pazienti e la psicologia analitica, ma anche ogni fenomeno
particolare e ogni affermazione individuale come dotati di un doppio fondo,
insondabili.
L’essere junghiani è in primo luogo questa apertura (...)" (dalla
Premessa dell'autrice).
Edizione speciale, pp.
128, f.to 14x21, ill. col., Euro 14,00,
ISBN 978-88-95601-16-8, I ed. ottobre 2011 |