Giorgio Cavallari, Mara Breno,
Naike Michelon, Leonardo Menegola
L'ARMONIA
nel
DOLORE
Ecobiopsicologia e antropologia
della sofferenza
Giorgio Cavallari è analista del Centro Italiano di Psicologia
Analitica e dell’International Association for Analytical Psychology. Presso
il CIPA è docente nella scuola di specializzazione in psicoterapia. È socio
fondatore e direttore scientifico della Associazione Nazionale di
Ecobiopsicologia, ed è docente presso la scuola di specializzazione in
psicoterapia dell’Istituto ANEB. È inoltre docente presso la Scuola di
Psicoterapia SPP – età evolutiva di Milano. I suoi studi sono stati rivolti
in particolare al tema della identità di genere in relazione alla teoria e
alla prassi della psicologia analitica e della psicoanalisi, al concetto di
Sé in psicoanalisi e in psicologia analitica, al rapporto mente-corpo, alla
psicosomatica ed alla umanizzazione della medicina. Ha pubblicato nel 2001,
L’uomo post-patriarcale: verso una nuova identità maschile; nel 2005,
Dal Sé al soggetto; nel 2013, Creatività, l’uomo oltre le crisi;
nel 2017, Metafore del Sé, con G. Kaufman e N. Doveri. Ha pubblicato,
inoltre, La psicosomatica, il significato e il senso della malattia,
con D. Frigoli e D. Ottolenghi e La forma, l’immaginario e l’uno, con
D. Frigoli, D. Ottolenghi e E. Tortrici. Ha contribuito inoltre ai volumi
collettanei Intelligenza analogica, oltre il mito della ragione e
Jung Today. Vive e lavora a Milano.
Mara Breno. Psicologa, psicoterapeuta. Le aree di orientamento di
studio sono state indirizzate nel campo della psicosomatica e delle terapie
di rilassamento, con particolare riguardo agli aspetti psicodinamici e
simbolici. Responsabile di Docenza e Supervisore presso la Scuola di
Specializzazione in Psicoterapia Istituto Aneb, terapeuta EMDR, ha al suo
attivo vari contributi scientifici e divulgativi.
Naike Michelon è psicologa delle organizzazioni e del marketing,
psicoterapeuta specializzata presso l’Istituto ANEB dove attualmente è
docente. Ha approfondito e svolge attualmente attività di ricerca su temi
riguardanti la ecobiopsicologia, in ambito teorico e clinico. È terapeuta
EMDR. Vive e lavora a Varese.
Leonardo Menegola. Antropologo e musicoterapeuta. Docente a contratto
di Antropologia psicologica e medica e di Metodologie innovative per la
didattica presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, svolge da
vent’anni attività di ricerca, formazione e supervisione nei campi della
musicoterapia, del benessere, e degli aspetti non-verbali, corporei e
sensoriali della comunicazione.
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INDICE
- Introduzione
- 1. Perché parlare del dolore? (Giorgio Cavallari)
- 2. Il senso della trasformazione nel dolore. La storia di Miriam (Mara
Breno)
- 3. L'urlo di Giada (Naike Michelon)
- 4. Il senso del dolore: sofferenza e cura in una prospettiva
antropologica (Leonardo Menegola)
- Ringraziamenti
È vano il più delle volte pensare di potere semplicemente fuggire dal
dolore, perché rimuoverlo, dissociarlo, o negarlo correndo come molti fanno
oggi verso stili di vita maniacalmente eccitati e narcisisticamente esaltati
ha risultati fatalmente “patologici”.
Davanti al dolore è però anche eticamente inaccettabile la resa
nichilistica, quella di chi getta la spugna, e anche l’insidioso ingaggio
masochistico, che porta troppe persone a negare, vittime di un perverso
complesso eroico, l’esistenza di una sana accettazione del limite che spinge
a dire “basta” di fronte a un dolore intollerabile.
In questo libro suggeriamo una strada, una visione umanizzata del dolore,
non certamente una risposta definitiva ma l’inizio di un percorso dove la
speranza si possa collegare con il realisticamente possibile, e dove il
prendersi cura del dolore non significhi solo lenirlo o recuperare funzioni
compromesse, ma anche darvi un senso, cogliervi una possibile lettura
simbolica.
Il lettore attento troverà in questo testo una “concorde discordia”, o una
“discorde concordia”, fra le riflessioni contenute nel capitolo che affronta
il tema del dolore in chiave antropologica e quelle dei lavori che nascono
dall’humus della pratica clinica.
Tensione inevitabile fra chi lavora e studia “osservando” sul campo,
in chiave antropologica e sociologica, l’uomo e la sua vita, e chi invece
“si china”, appunto clinicamente, sulla concretezza dell’uomo che soffre.
Entrambi sono portatori di due preziosi frutti dell’evoluzione umana. Si
tratta di due universali, presenti in tutte le culture. Per noi che siamo
cresciuti nella cultura occidentale i termini a noi più familiari che meglio
li esprimono, pur senza esaurirne la portata, sono Logos e Pietas.
Sia Logos che Pietas sono necessari per trattare il dolore, nessuna
medicina, nessuna psicoterapia, nessuna “cura” può farne meno. Questo testo
li chiama a lasciare i territori a loro più familiari, per incontrarsi in
una terra che non è di nessuno, ma dell’uomo.
(dall’Introduzione di Giorgio Cavallari)
JED/26, pp.
252, f.to 14x21, Euro
20,00, ill. col.,
ISBN 978-88-95601-49-6, I ed. febbraio 2020 |