Bruno Meroni
RISCOPRIRE
LA GRATITUDINE
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Per vedere il buono
anche nel limite
Bruno Meroni è psicoterapeuta, psicologo analista, membro con
funzioni di training del Centro Italiano di Psicologia Analitica (C.I.P.A.)
e membro dell’International Association for Analytical Psichology (I.A.A.P.).
Ha pubblicato Tipologia e Psiche – per un impiego più efficace della
Tipologia junghiana (Moretti & Vitali 2002); La Maschera Inevitabile
– attualità dell’archetipo della maschera (Moretti & Vitali 2005);
Isteria e Pensiero Teatrante – una lettura junghiana dell’isteria
maschile/femminile (Vivarium 2010); "La Coppia Instabile in Anima e
Animus" in Autori vari, La Coppia – Incontri e Scontri (Vivarium
2016). Autore di numerosi saggi di psicologia analitica, per anni è stato
redattore di riviste del settore.
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INDICE
- Premessa
Parte prima
- Gratitudine, una virtù da coltivare
Parte seconda
- Saturno e l'anima spaventata
- Riflessioni di riepilogo
Il desiderio di scrivere questo libro è nato dalla lettura dal breve
ultimo scritto di Oliver Sacks, Gratitudine (Adelphi 2001): ha attivato la
spinta a approfondire le ragioni dell’essere grati per un bene ricevuto. In
particolare, esserlo anche per quanto di valido la vita può offrire
nonostante quello che nega. Sacks esprime il suo ringraziamento per quello
che di buono ha ricevuto dall’esistenza nei suoi ottantadue anni. Lo fa
quando, in piena efficienza fisica e mentale, ha avuto diagnosticati pochi
mesi di vita. Invece di recriminare e sentirsi avversato dalla sorte, dopo
una esistenza non priva di prove anche molto dure, vede il buono che c’è
stato e se ne sente appagato. Può farlo perché l’angustia di ciò che gli era
negato non ha svalutato quello a cui ha potuto accedere.
Queste pagine esplorano l’anelito archetipico ad andare oltre gli
impedimenti del limite, alta tensione umana che può tuttavia portare al
rifiuto di convivere con le ristrettezze di quello che c’è. La riluttanza a
accettare le manchevolezze di un risultato, quindi a sminuirlo anche se di
per sé soddisfacente, può diventare lo scontento che amareggia e deprime
l’energia necessaria alla sfida esistenziale. L’esito, molto spesso, è
l’instaurarsi di una delle varie forme di tonalità depressiva.
L’indagine si avvale di apporti, tanto di riflessione clinica come di
riferimenti letterari e umanistici, intesi a evidenziare il disagio nel
fronteggiare e tentare di comporre le polarità completo–incompleto,
angusto–sconfinato, libero–costretto, finito–infinito. Una sete
inestinguibile di appagamento, ignota alla visione dei Greci antichi, che
sembra essere cresciuta con il progressivo sviluppo tecnologico. In altre
parole, l’esito di una conseguente inflazione, una hybris che impedisce di
vivere le potenzialità raggiungibili negando quanto di buono può produrre la
convivenza con il limite. Provare gratitudine per quello che costituisce il
nostro essere nel mondo, nonostante la delusione delle attese tradite, è
evidenza di avere individuato una possibilità di trovare senso nel proprio
percorso, di avere consapevolmente espresso il buono che è stato
conseguibile. Lo testimoniano le opere immortali del grande patrimonio
culturale, quasi sempre nate dall’avere composto, grazie alla creatività
compensatrice, la propria malinconia dell’infinito.
JED/24, pp.
96, f.to 14x21, Euro
12,00, ill. b/n,
ISBN 978-88-95601-45-8, I ed. febbraio 2019 |